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Tra gli esponenti della famiglia Borbone avvicendatisi sul trono delle Due Sicilie, un posto a parte spetta alla singolare quanto controversa figura di Ferdinando Il che nel 1830, a soli vent'anni, fu chiamato a reggere le precarie sorti del paese. Anche se non riuscì mai a trovare un punto d'incontro fra l'assolutismo dell'istituto monarchico e le istanze liberali poste sul tappeto dalla ritrovata coscienza unitaria, il suo nome resta comunque legato ad alcune felici iniziative economiche ed amministrative. Infatti, appena insediato sul trono, il giovane Ferdinando non esitò a mutare il corso della politica paterna intervenendo con provvedimenti quali la sostituzione dei vecchi collaboratori, il contenimento della spesa pubblica, la riorganizzazione dell'esercito, l'indulto ai condannati politici. Particolare attenzione dedicò in seguito allo sviluppo economico della nazione, agevolando l'apertura di piccoli e grandi stabilimenti industriali - tessiture, zuccherifici, cartiere, cantieri navali - che vennero presto affiancati dal Real Opificio di Pietrarsa. A lui si devono infine la realizzazione della ferrovia Napoli-Portici, l'impulso dato alla navigazione a vapore, l'installazione dei fari all'imbocco dei porti, l'istituzione dei consigli edilizi, la diffusione della telegrafia, l'ampliamento della rete viaria, l'introduzione dell'illuminazione a gas, l'apertura di nuovi cimiteri e le tante strutture assistenziali sorte dentro e fuori il perimetro cittadino. Ma va anche detto che i problemi di stato non impedirono a Ferdinando - ricordato dal De Cesare come un ballerino «agile ed instancabile» - di intervenire nelle ricche dimore patrizie ai trattenimenti offerti senza soluzione di continuità dai nobili napoletani e dai diplomatici stranieri. Il volume in folio era stato edito per tramandare ai posteri un memorabile evento festivo patrocinato dal sovrano: i tornei - armati a foggia del secolo XIV - che avevano avuto luogo l'8 ed il 15 febbraio del 1846 nello spiazzo antistante la reggia di Caserta per «divertimento della corte e del suo popolo». Oltre alle vedute generali del Torneo tratte da due ariosi dipinti di Salvatore Fergola, le restanti 72 tavole a colori incluse nel volume rappresentano i carri e i singoli protagonisti nei loro raffinati costumi.